Adagiata su splendidi damascati tappeti attendevi il tuo sultano, leggiadra fanciulla, occhi di gazzella, dal corpo flessuoso e sinuoso.
Attendevi trepidante e fremente la verga sapiente del tuo regale amante che tanti tremori e orgasmiche sensazioni sapeva donarti nelle tue notti orientali.
Cuccu Anna Maria. Ho visto la stampa orientale e ho spaziato con la fantasia.
Non ci sarà luna che possa consolarmi e non ci saranno stelle che possano illuminare la mia anima immensamente triste. Soltanto un lugubre silenzio mi è compagno in questa cupa e tetra notte. Cuccu Anna Maria.
Antonio osservava affranto la salma tumefatta del suo compagno e non riusciva ad accettare la sua morte assurda. Passeggiavano abbracciati nelle vie del Centro di Milano innamorati e felici quando improvvisamente un gruppo di teppisti di estrema destra li fermarono insultandoli, ma non limitandosi solo a questo purtroppo. Dopo gli insulti erano arrivati calci e pugni finchè Marco non cadde riverso sul selciato che subitò si riempì di sangue. Nessuno avvertì la polizia. Neanche un signore che dal terzo piano del palazzo di fronte vide tutto quello che era accaduto. Abbassò la saracinesca e si rifugiò nella sua vigliacca omertà. Antonio anche lui ferito, ma meno gravemente del suo compagno riuscì faticosamente a raggiungere una cabina telefonica dalla quale chiamò il pronto soccorso. Marco giunse all' ospedale ormai defunto, mentre Antonio riuscì a cavarsela con una frattura al braccio sinistro, alcune costole incrinate e 20 punti di sutura sopra l' occhio sinistro. Fu subito aperta un' inchiesta ma Antonio già sapeva che i colpevoli sarebbero rimasti impuniti. Guardava il suo ex compagno e piangeva impotente ed esterrefatto. Lo aveva conosciuto un anno prima in un locale per omosessuali. Avevano scambiato qualche frase e poi lui lo aveva invitato a ballare. Si scambiarono il numero di telefono e iniziarono a frequentarsi. Antonio era un tecnico informatico e Marco un professore liceale. Entrambi avevano avuto problemi in famiglia dopo il loro outing. Erano comunque indipendenti e sapevano badare a loro stessi. Marco aveva tenuto a lungo nascosta la sua omosessualità perchè temeva di perdere il suo impiego. Infatti venne poi licenziato dal liceo pubblico dove lavorava e si ritrovò ad insegnare in un liceo privato per corsi di recupero. Dopo tre settimane dal loro primo incontro avevano deciso di convivere. Marco si trasferì da Antonio che possedeva un appartamento più ampio e confortevole. Tutto andava bene ed erano felici ma ora quella tragica morte aveva distrutto tutti i sogni. Riuscì a tornare a casa per poter assolvere a tutte le tristi incombenze relative all' agenzia funebre e all'organizzazione del funerale. Fu assai penoso scegliere gli abiti che Marco avrebbe indossato per sempre nella sua ultima terrena dimora e osservare il suo amato per l' ultima volta prima della chiusura della bara. Il giorno del funerale pioveva a dirotto e questo rese ancora più triste e tetra la cerimonia funebre. Osservando l' appartamento vuoto non riusciva a tollerare il pensiero che il suo amato compagno non sarebbe più rientrato a casa, che non avrebbe più cucinato per lui e non lo avrebbe più abbracciato, che non avrebbero potuto più amarsi in quel letto comperato insieme in quel negozio di mobili antichi quando avevano deciso di unire le loro vite. No, non avrebbe potuto sopportare la vita senza di lui pensava, mentre osservava la corda che usavano per le loro arrampicate in montagna durante il weekend. Lo trovarono qualche giorno dopo ormai cadavere, appeso al lampadario con quella corda intorno al collo ritorto. I colpevoli dell' omicidio di Marco non vennero mai arrestati.
Cuccu Anna Maria.
Maddalena osservava nervosamente la pendola dal tavolino del bar in cui sorseggiava il suo caffè. Era stanca e nauseata dalla vita che aveva condotto fino a quel momento. Un amore disgraziato l' aveva condotta sulla strada. Ormai non riusciva più a tollerare che un uomo la sfiorasse e la baciasse. Attendeva l' ultimo appuntamento e poi avrebbe posto fine a quella miserabile vita. Non era facile ricominciare a vivere a cinquant' anni. Avrebbe lavorato come cameriera in un ristorante di un' altra città. Desiderava un cambiamento di vita totale. L' uomo che la sfruttava, il suo ex amante, era stato ucciso in un regolamento di conti e lei era finalmente libera di iniziare la sua nuova vita. Nonostante tutto si sentiva pulita e innocente. Era stato l' amore ad ingannarla, l' amore per un uomo che l' aveva violentata, usata, venduta per vile denaro, divertimento, e sete di potere. A causa di quell' amore maledetto era stata cacciata via dalla famiglia, allontanata dagli amici, si era ritrovata sola e disperata e nonostante tutto lo aveva amato perdutamente. Ora tutto era finito per sempre. L' uomo dell' appuntamento era in ritardo e lei ripensava, con immenso dolore, all' ultima volta che aveva incontrato il suo ex amante. Lo aveva sorpreso con un' altra donna, una ragazza, forse appena maggiorenne, o addirittura minorenne, e si capiva che l' aveva sedotta e che stava per costringerla a prostituirsi. L' aria della squallida stanza odorava di sperma e sangue, vergine tributo della ragazza all' uomo che l' aveva coinvolta sentimentalmente ed emotivamente. L' avvocato, uomo ritenuto integerrimo, usava quella stanza per deflorare minorenni, che poi sfruttava per intrattenere i suoi amici avvocati e addirittura magistrati annoiati e vogliosi di erotici diversivi. Quando poi le ragazze venivano a noia finivano per la strada, essendo state ripudiate dalla famiglia. La ragazza stava mezzo nuda, mortificata e in lacrime. Uscendo dal bagno aveva sentito quel verme al telefono raccontare ad un suo amico quello che era appena successo, e lo aveva fatto in modo indegno per un essere umano. Maddalena non poteva sopportare che potesse accadere a quell' innocente ragazza tutto quello che era successo a lei e poi finalmente quell' amore dannato che era stato causa della sua infelice esistenza improvvisamente era cessato e la nausea l' aveva travolta. Inoltre non riusciva a sopportare che uomini del genere fossero ritenuti onesti e venissero onorati e riveriti, mentre alle loro vittime era riservato un atteggiamento di condanna e pubblico biasimo e disprezzo. Decise che un uomo del genere non meritava di vivere. Inizialmente pensò di rivolgersi alla polizia, ma lui era un uomo potente, con agganci politici, non lo avrebbero mai arrestato e poi aveva paura di subire ritorsioni vendicative da parte sua e dei suoi influenti colleghi. Le rimaneva soltanto una cosa da fare. L' uomo arrivò finalmente, e lei tolse dalla sua borsetta il denaro e glielo consegnò. Era il sicario che lei aveva scelto per giustiziare l' infame amante. L' uomo dopo aver preso il denaro andò via e Maddalena rimase ancora al bar ad osservare la pendola scandire il tempo. Ricordò i due episodi che avevano segnato in modo negativo la sua esistenza. Ricordò quella squallida stanza in cui l' avvocato integerrimo l' aveva rudemente deflorata, lasciandola delusa e in lacrime, ma ancora innamorata e poi quella tremenda giornata in cui lui si era presentato con un magistrato suo amico, e le aveva ordinato di esaudire le turpi voglie di quel porco altrimenti l' avrebbe costretta a finire sulla strada. Per amor suo e per timore delle minacce aveva acconsentito. Un conato di nausea l' assalì mentre ricordava. Si alzò e se ne andò pronta a iniziare la sua nuova vita.Chissà se avrebbe incontrato un uomo leale e onesto, chissà se avrebbe potuto ancora amare, sentire le carezze di un uomo senza provare nausea e ribrezzo. Soltanto il tempo avrebbe potuto fornirle le risposte. La cosa importante ora era ricominciare a vivere. Cuccu Anna Maria P.S ho voluto accogliere un suggerimento che mi è stato fatto questa mattina. Mi si chiedeva di rendere il racconto più intrigante e coinvolgente. Spero di esserci riuscita. Cuccu Anna Maria.
Tristi pensieri accompagnano la mia mente in questo pomeriggio ormai estivo.
Antichi ricordi affollano la memoria, riportandomi a tempi meno tristi, quando ancora credevo in qualcosa, quando ancora credevo in qualcuno, e riuscivo ancora a sognare.
Quei tempi ormai non esistono più, sono svaniti nei meandri del tempo, e io sono ora, soltanto una foglia ingiallita dalle intemperie e basterà un alito di vento a farmi precipitare dai rami indecisi e fragili.
In questo periodo mi affascina molto la scrittura dei racconti e vorrei dedicarmici con più attenzione e passione, senza trascurare la creazione delle poesie che resta la mia passione principale. Spero di riuscire ad ottenere risultati lusinghieri in entrambe le discipline. La passione e l' entusiamo non mi mancano. Cuccu Anna Maria.
Il Violinista. Il suono struggente di un violino zigano vibrava nell' aria. Un giovane alto e biondo dall' apparenza straniera suonava sotto il sole cocente in una strada di Cagliari. Nella custodia del suo violino posata sul marciapiede alcune monete lasciate dai passanti. Nonostante le difficoltà incontrate nel suo cammino non sembrava infelice. Forse la musica lo trasportava in una dimensione dove non esisteva l' infelicità, ma solo beatitudine. Mi fermai ad ascoltarlo e con curiosità femminile e come aspirante narratrice mi sarebbe piaciuto conoscere la sua storia. Allora presi carta e penna e cominciai a creargli un' esistenza partorita dalla mia fantasia. Era nato in Ungheria 30 anni prima in un piccolo villaggio. I membri della sua famiglia perirono in seguito ad un tremendo terremoto, e lui venne adottato da una famiglia di un altro villaggio. Il padre adottivo suonava il violino e il piccolo Frantz imparò presto a suonare questo meraviglioso strumento. La madre adottiva era una pianista e questo rafforzò in lui il suo amore per la musica. I genitori adottivi perirono alcuni anni dopo in un incidente aereo, mentre si recavano in Grecia per un concerto. Frantz che all' ora aveva 16 anni era andato in una colonia estiva e fu proprio lì che apprese la tremenda disgrazia. Non avendo trovato altre famiglie e nemmeno un lavoro sicuro iniziò a suonare il suo violino per le strade, e incominciò a viaggiare. Andò in Grecia, in Turchia, in Albania, e alla fine approdò in Italia. Andò prima a Roma dove si innamorò di una ragazza che si affacciava sempre alla finestra di fronte al marciapiede in cui suonava. Nella, così si chiamava la ragazza, lo ascoltava rapita e assorta e i due iniziarono a guardarsi e a scambiarsi qualche sorriso e qualche frase. Quando i genitori di lei, facoltosi borghesi romani, se ne accorsero vietarono alla ragazza ogni contatto con il violinista, che venne fatto allontanare dal marciapiede. Il giovane disperato fu infine costretto a lasciare la città eterna e ad approdare a Cagliari, splendida città solare che riuscì a trasmettergli un po' di calore e gioia. Aveva incontrato una ragazza cagliaritana, che in quel momento si era allontanata per comprare qualcosa in un bar. Per lui la ragazza aveva abbandonato la famiglia e incurante delle difficoltà condivideva la sua vita con il giovane violinista. Inizialmente per lei era stato difficile adattarsi alla vita sui marciapiedi, ma l' amore per Frantz era stato più forte di qualsiasi difficoltà e ostacolo. Alla fine essa arrivò con pasta e caffè e vidi che era una splendida ragazza mora dai lineamenti dolci e al tempo stesso fieri. Mi disse che era felice di poter convivere con il violinista e che non si era mai pentita per la sua scelta. Lasciai alcune monete per loro. Salutai e andai via felice di constatare che a volte l' amore è più forte delle convenienze sociali e materiali. Cuccu Anna Maria.
Alcuni gg fa andai a Cagliari a ritirare delle analisi. Sul marciapiede stava un violinista biondo e con gli occhi azzurri che suonava. Gli lasciai alcune monete e da come mi ringraziò notai che era straniero. Mi sedetti in una piazza, presi la mia agendina e la penna e scrissi questo racconto totalmente frutto della mia fantasia. Cuccu Anna Maria.
In Sardegna alla fine dell' Ottocento, in Logudoro, una tragedia si consuma. Due potenti famiglie gestivano il potere sia economico sia politico del paesetto. Tra le due famiglie non scorreva buon sangue da due o tre generazioni. Il destino volle che Frantzisca la minore delle sorelle Puggioni incontrasse il maggiore dei figli della famiglia Degortes, l' unico maschio, Salvatore, chiamato affettuosamente Batore, e che questo incontro producesse in tutti e due effetti molto forti mettendone in tumulto e agitazione i loro sentimenti. I due iniziarono a frequentarsi di nascosto, la notte, con la complicità della ex balia di lei, rimasta a servizio come cameriera personale. Si incontravano in un bosco di secolari querceti e rovereti e in mezzo ad essi spiccava anche un nuraghe. Una notte i due non resistendo alla passione si amarono completamente senza pensare alle conseguenze del loro appassionato amplesso. Dopo un breve periodo di tempo Frantzisca si accorse di aspettare un bambino. Avvisò Batore che per precauzione abbandonò il paese e si nascose in un podere che la sua famiglia possedeva nelle montagne del Nuorese. Lì, sarebbe stato al sicuro. Il matrimonio era fuori questione, tanto era l' odio che divideva le due famiglie. Quando in casa si seppe del suo stato, i genitori furiosi, la rinchiusero in modo che nessuno potesse notare la sua gravidanza. Dopo il parto avrebbe dovuto abbandonare il frutto del suo peccato, mai il sangue dei Degortes doveva unirsi a quello dei Puggioni. Una notte quella del parto, Frantzisca depose disperata il suo bimbo all' ombra del Nuraghe, sotto la secolare quercia, dove egli era stato concepito. Abbandonato il bimbo, disperata, ritornò, al suo amaro destino di donna sottomessa a un padre padrone e a regole rigide e feudali. Un pastore che passava lì vicino con il suo gregge, udì un vagito, si avvicinò e vedendo il bimbo, con le sue mani rudi e incallite lo raccolse e lo portò a sua moglie, donna sterile che per anni aveva desiderato un figlio inutilmente, ed ella, con tutto il suo cuore e tenerezza di donna lo allevò con immenso amore. Il bimbo prese anch'egli il nome di Batore dal nome sul ricamo trovato nella copertina con la quale fu abbandonato. Il bimbo con il passare degli anni diventò uomo, e la verità sul suo nome e sul suo casato gli fu rivelata. Egli non abbandonò i suoi genitori adottivi. Era stato il loro amore a strapparlo alla morte in quel bosco ed essi lo avevano allevato come un vero figlio. Fu l' amore a prevalere e non il sangue di origine. La madre dopo averlo abbandonato si rinchiuse nel suo dolore e finì in convento per espiare il senso di colpa che la tormentava e morì poi di tisi. Il suo sfortunato amante morì in un agguato. Delle due famiglie originarie non rimase nessuno. Il ragazzo rifiutò l' eredità avita e rimase a custodire il gregge con il suo padre adottivo.Incontrò una contadina, si innamorò, la sposò, e vissero tutti insieme finchè la morte non li separò. Cuccu Anna Maria. E' nata prima una poesia scritta a 4 mani con Carlo Sorgia. Poi ho per conto mio sviluppato il racconto, prima più breve e poi più lungo che è questo.