venerdì 5 giugno 2009

All' Ombra di un Nauraghe ( Frantzisca e Batore ) - Anima Triste ( Cuccu Anna Maria )


Racconto di Anna Maria Cuccu.

In Sardegna alla fine dell' Ottocento, in Logudoro, una tragedia si consuma. Due potenti famiglie gestivano il potere sia economico sia politico del paesetto. Tra le due famiglie non scorreva buon sangue da due o tre generazioni. Il destino volle che Frantzisca la minore delle sorelle Puggioni incontrasse il maggiore dei figli della famiglia Degortes, l' unico maschio, Salvatore, chiamato affettuosamente Batore, e che questo incontro producesse in tutti e due effetti molto forti mettendone in tumulto e agitazione i loro sentimenti. I due iniziarono a frequentarsi di nascosto, la notte, con la complicità della ex balia di lei, rimasta a servizio come cameriera personale. Si incontravano in un bosco di secolari querceti e rovereti e in mezzo ad essi spiccava anche un nuraghe. Una notte i due non resistendo alla passione si amarono completamente senza pensare alle conseguenze del loro appassionato amplesso. Dopo un breve periodo di tempo Frantzisca si accorse di aspettare un bambino. Avvisò Batore che per precauzione abbandonò il paese e si nascose in un podere che la sua famiglia possedeva nelle montagne del Nuorese. Lì, sarebbe stato al sicuro. Il matrimonio era fuori questione, tanto era l' odio che divideva le due famiglie. Quando in casa si seppe del suo stato, i genitori furiosi, la rinchiusero in modo che nessuno potesse notare la sua gravidanza. Dopo il parto avrebbe dovuto abbandonare il frutto del suo peccato, mai il sangue dei Degortes doveva unirsi a quello dei Puggioni. Una notte quella del parto, Frantzisca depose disperata il suo bimbo all' ombra del Nuraghe, sotto la secolare quercia, dove egli era stato concepito. Abbandonato il bimbo, disperata, ritornò, al suo amaro destino di donna sottomessa a un padre padrone e a regole rigide e feudali. Un pastore che passava lì vicino con il suo gregge, udì un vagito, si avvicinò e vedendo il bimbo, con le sue mani rudi e incallite lo raccolse e lo portò a sua moglie, donna sterile che per anni aveva desiderato un figlio inutilmente, ed ella, con tutto il suo cuore e tenerezza di donna lo allevò con immenso amore. Il bimbo prese anch'egli il nome di Batore dal nome sul ricamo trovato nella copertina con la quale fu abbandonato. Il bimbo con il passare degli anni diventò uomo, e la verità sul suo nome e sul suo casato gli fu rivelata. Egli non abbandonò i suoi genitori adottivi. Era stato il loro amore a strapparlo alla morte in quel bosco ed essi lo avevano allevato come un vero figlio. Fu l' amore a prevalere e non il sangue di origine. La madre dopo averlo abbandonato si rinchiuse nel suo dolore e finì in convento per espiare il senso di colpa che la tormentava e morì poi di tisi. Il suo sfortunato amante morì in un agguato. Delle due famiglie originarie non rimase nessuno. Il ragazzo rifiutò l' eredità avita e rimase a custodire il gregge con il suo padre adottivo.Incontrò una contadina, si innamorò, la sposò, e vissero tutti insieme finchè la morte non li separò.
Cuccu Anna Maria.
E' nata prima una poesia scritta a 4 mani con Carlo Sorgia. Poi ho per conto mio sviluppato il racconto, prima più breve e poi più lungo che è questo.

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